La promozione della salute nei luoghi di lavoro.

La promozione della salute nei luoghi di lavoro non solo ha un valore strategico per l’azienda, ma dovrebbe essere considerata con un’ottica “più ampia rispetto all’adempimento degli obblighi di prevenzione e in coerenza con i principi della responsabilità sociale”. Nel D.Lgs. 81/2008 l’art. 25 indica come il medico competente collabora “all’attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute, secondo i principi della responsabilità sociale”. La promozione della salute dovrebbe essere pensata come una “strategia complementare a quella della tutela della salute”.

Durante un workshop tenutosi il 21 ottobre dello scorso anno durante la manifestazione “Ambiente Lavoro”, l’intervento “La promozione della salute nei luoghi di lavoro: il progetto Regione Emilia-Romagna” curato da Mara Bernardini (Regione Emilia-Romagna, Direzione Generale Cura della persona, salute e welfare, Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica, Azienda USL di Modena, Dipartimento di Sanità Pubblica, SPSAL), venne presentato il piano prevenzione 2015-2018 della Regione che, seguendo quello nazionale per la prevenzione, individua diversi punti su cui intervenire quali ambiente di lavoro; scuola; ambiente sanitario; comunità.

Solo per l’ambiente di lavoro sono previsti ben 8 progetti con un focus maggiore sul progetto relativo alla “Promozione della salute nei luoghi di lavoro”.

La relazione inoltre riporta anche gli obiettivi specifici:

  • prevenire o modificare quei comportamenti nocivi che costituiscono i principali fattori di rischio per le malattie croniche più frequenti (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie, diabete);
  • la promozione della salute nei luoghi di lavoro ha un valore strategico nei luoghi di lavoro se collegata alla riduzione degli effetti additivi o sinergici sulla salute dei rischi professionali e di quelli legati agli stili di vita”.

Quali sono gli effetti sinergici? Di seguito proponiamo alcuni esempi.

Si indica che i rischi professionali ed extraprofessionali non sono spesso indipendenti e possono cumularsi e sommarsi tra di loro:

  • il fumo di tabacco (“contiene tossici presenti anche in ambito lavorativo”, può “agire sinergicamente con agenti cancerogeni di uso professionale, ad es. l'asbesto”);
  • l'alcol “potenzia l'effetto tossico di alcune sostanze con cui il lavoratore può entrare in contatto sul luogo di lavoro, ad es. solventi, pesticidi, metalli”.
  • Inoltre:
  • “i lavoratori a più alto rischio professionale spesso sono anche quelli che presentano le abitudini di vita meno salutari;
  • i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico sono dovuti non solo a posture scorrette, movimentazione carichi e movimenti ripetitivi nell’ambiente di lavoro, ma anche alle altrettanto diffuse abitudini di vita sedentarie, che relegano l’esercizio corporeo a poche azioni ormai pressoché residuali nella quotidianità”.

La relazione inoltre stima che 36 dei 57 milioni di decessi verificatisi nel mondo nel 2008 siano stati causati da malattie croniche non trasmissibili, ovvero il 63%, malattie come problemi cardiovascolari (48%), tumori (21%), patologie respiratorie croniche (12%) e diabete (3,5%). In Europa l’86% dei morti sono determinate da patologie croniche che hanno in comune quattro fattori principali di rischio: fumo, abuso di alcol, cattiva alimentazione e inattività fisica.

Solo in Italia questo gruppo di malattie è responsabile del 75% delle morti e di condizioni di grave disabilità, un trend che in questi anni di crisi economica e nuovi scenari lavorativi sembra essere in aumento. “Chi è disoccupato fuma di più, abusa più spesso di alcol ed è più sedentario, tutti fattori di rischio per molte malattie, incluse quelle circolatorie, respiratorie, metaboliche e tumorali e per la mortalità generale”.

La prevenzione di tali malattie e la promozione di sani stili di vita “sono obiettivi prioritari dell'Unione Europea, che considera la salute come un’opportunità ed un investimento, nonché uno strumento di sviluppo sociale ed economico”.

La promozione della salute deve essere promossa portando ad una “modifica dei comportamenti individuali in grado di influenzare negativamente lo stato di salute come:

  • l’abuso di alcol e di altre sostanze;
  • il fumo di tabacco;
  • le abitudini alimentari non corrette;
  • la sedentarietà;
  • la mancata partecipazione ai programmi volontari di screening consigliati (prevenzione delle patologie cardiovascolari, dei tumori, etc.);
  • la mancata effettuazione delle vaccinazioni raccomandate in soggetti a rischio”.

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